Jamie Oliver

Essere dislessici non significa che non potrai emergere, ma che non sarai bravo nelle solite cose

Il celebrity chef britannico Jamie Oliver che ha costruito un impero con i suoi libri di cucina, i suoi show televisivi e i suoi ristoranti, è riuscito a leggere per intero il suo primo libro a 38 anni.
“Il pub dei miei genitori è sempre stato un luogo molto democratico, dove passava ogni genere di persone. Io sono dislessico e sono sempre stato un pessimo studente. Ma nei weekend cucinavo lì e cucinare lì dentro mi ha salvato la vita.”

Jamie Oliver va per istituti scolastici e fa in modo che nelle mense inglesi si eliminino i cibi non sani (“junk food = junk kids”). Grazie a lui molte scuole miglioreranno le loro mense. É proprietario di una catena di 15 ristoranti nel sud dell’Inghilterra chiamati Jamie’s Italian.

«Sono cresciuto circondato dal cibo e dalla cucina del pub dei miei genitori, in cui la ristorazione è il cuore del business. Per tutta la vita ho visto mio padre alzarsi all’alba per preparare il pane fresco» ha raccontato Oliver a Millionaire. «A sette anni, gli ho chiesto la prima paghetta. La sua risposta è stata una lezione di vita. “No, non te la do. Però te la puoi guadagnare”. Così ho iniziato a lavorare in cucina: in principio davo una mano con i compiti più semplici come pulire le verdure. Ma in breve mi appassionai: amavo cucinare, preparare i cibi e tutto ciò che capitava intorno ai fornelli. A 11 anni ero in grado di arrostire un pollo».

La dislessia non gli permette grandi progressi, a 13 anni il suo posto nell’azienda familiare tra padelle e mestoli è già assicurato. Il padre lo mette alla prova, urlandogli ogni mattina “giù dalle brande!”. Per un breve periodo lo manda a lavorare nella cucina di un ristorante di un Paese vicino. Oliver dimostra di essere in grado di rimpiazzare un cuoco che ha il doppio della sua età. A 16 anni, nella scuola superiore di ristorazione a Londra, si distingue per essere tra i più veloci a tagliare i cibi. E nella capitale britannica fa i primi incontri importanti: come quello con uno chef amalfitano che gli trasmette l’amore per la cucina mediterranea e gli insegna tutto su pane e pasta freschi. «Avrei dovuto nascere italiano, perché ogni volta che visito il vostro Paese ne traggo ispirazione» confida Oliver.



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12 Novembre 2018