Jacques Dubochet e la dislessia

1955 Primo dislessico ufficiale del cantone di Vaud. Mi ha permesso di andare male in tutto, ma anche di capire quelli che hanno difficoltà

Jacques Dubochet. Premio Nobel per la chimica 2017, insieme a Joachim Frank e Richard Henderson per la scoperta della la microscopia crioelettronica, utile per determinare in alta definizione le strutture delle biomolecole. Per dirla in breve, i tre scienziati hanno sviluppato una tecnologia che permette di osservare i campioni al microscopio senza doverli disidratare o senza usare prodotti che li denaturano. La loro tecnica consiste nel vetrificare l’acqua dei campioni, cioè nel congelarla in modo talmente veloce da non permetterne la cristallizzazione.

Dubochet Aveva 14 anni quando gli spiegarono che se andava male in tutte le materie c’era un motivo e che questo motivo aveva un nome: dislessia, disturbo dell’apprendimento. Un disturbo che il professore di biochimica riporta nel suo curriculum vitae: “Mi ha permesso di andare male in tutto, ma anche di capire quelli che hanno difficoltà”.

La testimonianza di Dubochet, lo scienziato svizzero, ha commosso un po’ tutti e portato anche una ventata di ottimismo e buon umore nella ‘comunità’ di persone che da questo disturbo è interessata e con il quale è chiamata a confrontarsi ogni giorno facendo slalom virtuosi e vertiginosi tra mille difficoltà.

Il settantacinquenne biofisico svizzero fa volontariato da quando è in pensione e vuole approfittare della sua improvvisa notorietà per attirare l’attenzione sulle questioni che gli stanno a cuore, come la migrazione e il cambiamento climatico.

All’indomani della sua nomina Jacques Dubochet ha fatto sorridere il mondo intero con il suo curriculum vitae fuori dagli schemi. Nel CV scrive di essere stato «concepito da genitori ottimisti» nell’ottobre del 1941, di «non temere più il buio» dal 1946, «perché il Sole torna; è stato Copernico a spiegarcelo», e anche di essere stato «il primo dislessico ufficiale del Cantone di Vaud» nel 1955, cosa che gli ha permesso «di andare male in tutto, ma anche di capire quelli che hanno difficoltà». «Il fatto che il mio CV abbia fatto tanto scalpore dimostra la mancanza di creatività favorita dalla società di oggi», osserva maliziosamente il professore.



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20 Settembre 2018